Unica data italiana per un artista virtuoso che rivisita il jazz con il suo eclettismo: Andrew Bird.
Nato a Chicago, sin da piccolo su di lui si riversano le ambizioni musicali della madre. La signora vuole che i figli diventino musicisti di successo. Come vanno queste cose si sa, solite dinamiche genitori/figli. O si rimane ammaliati dalla proiezione dell’ego di una madre o se ne ha il rigetto.
Tra i fratelli è infatti solo il piccolo Andrew che comincia a giocare con le note.
A quattro anni suona un violino, ma è uno strumento giocattolo che tuttavia rappresenta il trampolino per la sua vita.
Successivamente il metodo Suzuki e un violino vero lo introducono alla musica e al suo studio.
Virtuoso dello strumento a 23 anni realizza il suo primo disco, un lavoro da solista molto differente dai successivi. Un album di un violinista capace, indottrinato ma accademico. I virtuosismi limitano l’estro.
Dal 1997 seguono tre album con la band Andrew Bird Bowl Of Fire di matrice questa volta tradizionale, ma senza una vera e propria identità.
Parallelamente continua anche con proposte in solo, ma la vera svolta della carriera arriva nel 2005 con “Andrew Bird & the Mysterious Production Of Eggs”.
Si compie il passaggio dal virtuosismo all’indie rock.
La chitarra guadagna terreno rispetto al violino e il mix di generi musicali diviene più organico.
Intanto esplora altri campi, realizza parte della colonna sonora per un film sui Muppets e recita nella quarta stagione della serie tv Fargo.
Le passioni di gioventù però covano come brace sotto la cenere e prima o poi riattizzano la fiamma.
L’ultimo lavoro è un ritorno al jazz, alle atmosfere da camera e ai suoi miti.
Un album datato maggio 2024 in cui Bird rivisita classici del jazz. Note di un tempo lontano.
Dei dieci brani della tracklist 9 infatti sono cover e solo la chiusura è affidata ad un inedito.
Andrew Bird dal vivo va ascoltato ad occhi chiusi, perché è ad occhi chiusi che si sogna.